Teatro dell'Oppresso

Introduzione al TdO
Il TdO nasce negli anni '60 in Brasile, ad opera di Augusto Boal, che a quel tempo era direttore del Teatro Arena di Saõ Paulo. Come obiettivo prevalente si pone quello della liberazione degli oppressi e vede come processo iniziale per la trasformazione e il cambiamento sociale in questa direzione la coscientizzazione, termine coniato dal pedagogista brasiliano Paulo Freire per indicare un approccio educativo fondato sullo sviluppo della coscienza critica (Freire, 1971). Boal si riferisce appunto anche all'esperienza pedagogica che Freire già dalla metà degli anni '40 stava conducendo in Brasile in relazione all'alfabetizzazione degli adulti. L'influenza del pensiero di Freire nel TdO emerge in particolare nell'atteggiamento non indottrinante ma maieutico fatto proprio da questa metodologia teatrale: non vengono date risposte ma vengono poste domande e creati contesti utili per la ricerca collettiva di soluzioni. 
 Per conseguire questo scopo, Boal elaborò nel tempo varie tecniche (teatro giornale, teatro forum, teatro immagine, teatro invisibile...) in grado di valorizzare le risorse e i saperi delle persone a cui si rivolgeva nelle periferie delle città e nelle comunità contadine, prevalentemente figure emarginate, tra cui ad esempio donne e neri. A questi gruppi, a queste comunità di persone, Boal offre uno strumento per la risoluzione dei conflitti e più in generale per la loro emancipazione. Il teatro diventa una palestra per la vita in cui nello spazio estetico il singolo, supportato dal gruppo, può esplorare la realtà, prendere consapevolezza dei limiti e delle risorse a disposizione e provare ad agire tentativi di cambiamento per poi tornare alla realtà quotidiana e realizzare le azioni e le modalità di comportamento che nello spazio teatrale sono risultate efficaci. Facilitatore di tale processo di liberazione è il conduttore del TdO, detto anche joker1 (jolly in italiano) il quale, attraverso un atteggiamento maieutico, non dà risposte ai problemi che emergono dalla esplorazione della realtà, ma aiuta a mettere a confronto le letture di ciascuno per trovare insieme percorsi di trasformazione fornendo le tecniche più appropriate e facendosi garante del processo.

Un aspetto particolare del TdO è il lavoro sulla persona in modo integrale, e in particolare sul corpo, per liberare dagli automatismi muscolari e attivare un pensiero "per immagini". Infatti alla base del suo teatro vi è l'idea che "il corpo pensa", ovvero una concezione dell'essere umano come integrazione di corpo e mente, di pensiero ed emozione, dove l'apprendimento/cambiamento vede coinvolti tutti questi aspetti, in stretta relazione. Il TdO si muove ai confini tra teatro, educazione, terapia, intervento sociale e politica: fulcro del lavoro è l'analisi e quindi la trasformazione delle situazioni oppressive, di disagio, conflittuali, della vita quotidiana. Usa come strumenti una serie di esercizi e giochi (“giochi esercizi”) che mirano a sciogliere le "meccanizzazioni" del nostro corpo e della nostra mente, del nostro modo di pensare, sentire, provare emozioni, che sono cristallizzati in quelle che Boal chiama le "maschere sociali" . Tuttavia, pur toccando aspetti personali ed emotivi, il TdO non si pone come terapia, ma come strumento di "liberazione" collettiva che poggia sulla presa di coscienza autonoma delle persone, sullo "specchio multiplo dello sguardo degli altri" (Boal, 1977).

Il Teatro dell'Oppresso così come lo ha proposto Boal non è semplicemente una tecnica teatrale da applicare, ma un metodo che trasforma nel tempo le sue tecniche, per rispondere sempre meglio alle forme di oppressione che le persone vivono in tutto il mondo. Come dice Boal (1981), il TdO è un lavoro concreto su una situazione concreta, in un momento dato, in un luogo determinato. Si può definire quindi come un metodo aperto perché, sulla base di questa concezione, da quando è nato si è continuamente evoluto attraverso un ascolto profondo della realtà e il tentativo di tarare sempre meglio le tecniche per offrire alla gente strumenti sempre più appropriati ed efficaci di esplorazione e trasformazione sociale. A tale scopo Boal fonda L'Organizzazione Internazionale di Teatro dell'Oppresso con l'intento di offrire un coordinamento internazionale tra tutte le realtà che utilizzano il TdO, per facilitare il confronto e la contaminazione tra le diverse esperienze e per promuovere lo sviluppo di tale metodologia in tutto il mondo. In allegato viene presentata la dichiarazione dei principi di tale organizzazione che Boal chiede di sottoscrivere a chiunque voglia utilizzare il TdO.

TdO in Pakistan
Oggi il TdO è diffuso in tutto il mondo, con un centro storico a Rio de Janeiro (Centro do Teatro do Oprimido) e a Parigi (Centre du Theatre de l'Opprimé) e svariati gruppi e centri nel nord, centro e sud America, in Europa, Asia, Australia e Oceania. In Italia il TdO viene introdotto nel 1988, quando l'associazione “La nave dei folli” organizzò il primo stage italiano con Rui Frati del Centro di TdO di Parigi. Le realtà maggiormente di riferimento in Italia per il TdO sono “Giolli, centro permanente di ricerca e sperimentazione sui metodi di Boal e Freire” e “Livres como o vento”.


1Il joker è la figura che nel teatro dell'oppresso ha la funzione di facilitare il lavoro di esplorazione e cambiamento della realtà ad esempio facendo domande, creando collegamenti, analizzando e valorizzando le proposte del pubblico. È un ruolo imparziale che richiede conoscenze politiche, pedagogiche e teatrali al fine di affrontare la complessità in ogni suo aspetto.